“Lo Sport come metafora di Vita”.
Attraverso gli incontri in Aziende, Scuole e Squadre Sportive, accompagno le persone in un viaggio nella mia storia, da quando persi ogni cosa compresa la gamba sinistra, sino al raggiungimento di grandi traguardi.
Lo faccio attraverso foto, video, la mia voce e lo stare in mezzo a loro.
Un incontro coinvolgente in cui dimostro loro quanto sia importante avere ben chiara la direzione, la cura dei dettagli, la programmazione e la scelta delle persone con cui intraprendere il viaggio.
Sacrificio e Divertimento, Fatica ed Emozioni, Fallimenti e Traguardi
ci permetteranno di raggiungere gli obiettivi che sono proprio li, appena un pò più avanti, ad aspettarci.
Incontri
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Ci sono serate che restano impresse non per la quantità di applausi e del pubblico presente, ma per la profondità dei silenzi, degli sguardi e dei sorrisi. Quella di Monterotondo è stata propria una di queste. La prima vera concerto-conferenza dopo il viaggio da Modena a Roma dello scorso giugno, e forse proprio per questo, carica di emozione, autenticità e una nuova consapevolezza. Sul palco, io, Luca Frigeri ed il figlio Francesco, abbiamo intrecciato due linguaggi diversi ma complementari: la forza dello sport e la profondità della musica. Le sue canzoni e le mie parole hanno dialogato come due onde nel mare che si incontrano, creando un’energia nuova. Con “Amore per Te” abbiamo aperto il cuore alla gratitudine, ricordando che ogni traguardo nasce da una relazione profonda, con chi cammina al nostro fianco. “Sono un uomo” ha toccato il tema della fragilità e della rinascita, un messaggio che porto con me da quando, dopo l’incidente, ho imparato che i limiti possono diventare nuove opportunità. Con “Anche senza scarpe” abbiamo raccontato il valore del cammino autentico, quello che si fa con le proprie forze, anche quando la strada è imperfetta. “Coloriamo il mondo” ha acceso il tema della responsabilità: ognuno di noi può lasciare un segno di luce, un gesto, una presenza. Infine, con “Maria”, la serata si è trasformata in preghiera. Preghiera che ognuno di noi vive nella propria modalità. Il pubblico ci ha restituito un calore indescrivibile, e una donna, commossa, ci ha confidato che il giorno dopo avrebbe iniziato il suo primo cammino. Le ho augurato di “godersi la sua solitudine”, perché è lì che spesso si trovano le risposte più vere. Questa prima tappa ci ha confermato che la Connessione Spirituale non è solo un progetto: è una missione. E come ogni sogno autentico, non conosce confini. Se anche tu desideri portare Connessione Spirituale nella tua città, nella tua scuola, nella tua parrocchia o nel tuo territorio, contattami: insieme possiamo continuare a diffondere musica, testimonianza e speranza, trasformando ogni incontro in un’occasione di connessione autentica.
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Ieri, davanti a cento persone del FAI CISL, abbiamo lavorato sul nucleo che rende efficace la professione del sindacalista: la gestione delle emozioni e delle relazioni in contesti complessi. Le parole chiave emerse, PAURA, FATICA e CORAGGIO, vanno lette sempre in relazione all’ASPETTATIVA (personale e degli altri): è lì che si gioca gran parte del nostro ruolo quotidiano. La metodologia esperienziale usata (cammino silenzioso, riflessione a coppie, condivisione a gruppi) non è un gioco: è un laboratorio di competenze professionali. Camminare in silenzio insegna ascolto e consapevolezza; confrontarsi sui biglietti che riportano le parole chiave trasforma l’esperienza personale in risorsa collettiva; la scrittura a catena (cadavres) evidenzia come il pensiero individuale dialoga con quello del gruppo, svelando tensioni non espresse e nuove soluzioni. Per il sindacalista queste pratiche si traducono in capacità operative concrete: Gestire la paura: non annullarla, ma riconoscerla come segnale. La paura attiva processi di valutazione (rischio/beneficio). Come sindacalista, traduci la paura in domanda strategica: “Qual è il rischio concreto? Che risorse servono?”. Leggere la fatica: capire quando la FATICA è fisica e quando è cognitiva o morale. Intervenire con micro-pause, delega, pianificazione di obiettivi intermedi (i “piccoli record”) per mantenere la prestazione. Coltivare il coraggio: il coraggio si allena. Si costruisce con pratiche quotidiane di decisione scalare: obiettivo → pianificazione → azione. Il coraggio non è azzardo, è previsione e responsabilità. Gestire l’aspettativa: allineare aspettative proprie e altrui evita delusione e conflitto. Tecniche: esplicitare outcome possibili, usare “contratti di risultato” e ricalibrare timeline. Ascolto e consapevolezza: l’ascolto attivo è la prima arma del sindacalista. Domande aperte, parafrasi, pause: semplici strumenti che riducono escalation di conflitto e favoriscono coesione. Conflitto e prestazione: il conflitto non è sempre negativo: può essere fonte di innovazione se incanalato. Allenare il gruppo a trasformare il conflitto in confronto strutturato migliora la prestazione complessiva. Obiettivo, pianificazione, lavoro di squadra: ogni iniziativa efficace nasce da chiarezza di scopo, milestones condivise e responsabilità distribuite. Il team building sportivo insegna che il risultato si costruisce con micro-vittorie quotidiane. Esercizio pratico (da replicare in azienda o in sede sindacale): una camminata di 20–30 minuti in silenzio con la parola scelta (paura/fatica/aspettativa): al rientro raccolta anonima dei pensieri, condivisione a gruppi e creazione di 3 azioni concrete da mettere in pratica la settimana successiva. Per TE: Se vuoi trasformare queste pratiche in un percorso operativo per la tua struttura sindacale o aziendale (mezza giornata outdoor, workshop esperienziale o micro-moduli per formazione interna), contattami: posso progettare un intervento su misura che unisca allenamento mentale, team building e strumenti pratici per gestire PAURA, FATICA, CORAGGIO e ASPETTATIVA nel lavoro quotidiano. Scrivimi per definire insieme obiettivi, durata e calendario.
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Lunedì 1 settembre, nella suggestiva cornice della Sala dei Contrari alla Rocca di Vignola, ho avuto l’onore di partecipare a una serata speciale in occasione della 20ª Giornata per la Custodia del Creato, accanto a Mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, e al cantautore e amico Luca Frigeri. Una serata dedicata alla riflessione, alla fraternità e alla bellezza di ciò che rende la vita degna di essere vissuta ogni singolo giorno. Ogni canzone eseguita da Luca è stata il filo conduttore che mi ha permesso di condividere con il pubblico tre momenti fondamentali del mio cammino. Amore per te Avevo 17 anni quando un incidente cambiò per sempre la mia vita, portandomi via la gamba sinistra e con essa, ogni sogno e speranza di futuro. Un lungo periodo di buio totale, in cui scoprii una verità che non avevo mai conosciuto: la vita rimane un dono immenso anche quando è ferita. Amore per te richiama proprio questo: l’amore per noi stessi e quello delle persone che ci circondano rimane la forza che ci permette di rialzarci, di trasformare il dolore in possibilità e da cui nasce il coraggio di ricominciare. Solo un uomo Quante volte, da adolescente, mi sono sentito “solo un uomo”, fragile e inadeguato, mentre zoppicavo con la mia protesi tra i coetanei, deridendomi. Ma fu proprio ammettendo i miei limiti che iniziai a scoprire la mia forza interiore. Ogni nuova sfida – dal camminare senza protesi fino ai miei viaggi in solitaria e ai record sportivi – è stata l’occasione per incontrare quella luce che Dio accende dentro a ciascuno di noi. Solo un uomo ci ricorda che l’umanità non è un ostacolo, ma il luogo dove si rivela la presenza divina, e dove nasce la speranza. Coloriamo il mondo La mia vita, i viaggi, i pellegrinaggi e gli incontri con migliaia di persone mi hanno insegnato che ognuno di noi porta un colore unico. Quando questi colori si uniscono, il mondo diventa più luminoso, più umano, più fraterno. Coloriamo il mondo è un invito a non dimenticare mai la nostra capacità di portare luce. Un sorriso, una parola di incoraggiamento, un gesto di fede: sono piccoli colori che, insieme, costruiscono un disegno più grande. Una serata non solo musica o testimonianza, ma un’esperienza di connessione: la certezza che dall’amore, dalla fragilità e dalla condivisione dei nostri “colori” può nascere un mondo più fraterno e accogliente. La chiusura del mio intervento è stato l’augurio che da quella cattedrale di Vignola, si riesca tutti assieme a ripartire insieme per colorare il mondo con amore e con fede.
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Ieri ho avuto il piacere di essere ospite a Reggio Emilia degli agenti di Progetti del Cuore, società che mi sostiene dal 2022 e con cui, negli anni, ho condiviso progetti importanti legati a sport, inclusione e crescita personale. Un appuntamento che si ripete ogni anno, diventato ormai una tradizione: un momento di condivisione dove tirare le somme dei successi raggiunti, ma anche di allenamento mentale per affrontare le sfide che ci attendono. Il mio ruolo come Speaker motivazionale e Performance Coach è stato quello di portare strumenti pratici, riflessioni e nuove strategie maturate nelle mie esperienze dell’ultimo anno – dallo sport di endurance fino ai progetti educativi nelle scuole – per offrire spunti concreti applicabili anche al mondo del lavoro. Ho aperto l’incontro ricordando l’incidente che a 17 anni mi ha cambiato per sempre la vita. Ho raccontato il percorso che mi ha portato a viaggiare in bici in solitaria in tutto il mondo, a realizzare avventure estreme fino alla preparazione e realizzazione dei 10 Record del Mondo sulle 24 ore in bici al velodromo di Palma de Maiorca. “Non importa da dove parti, ma cosa decidi di fare con ciò che hai.” Il primo tema che ho affrontato è stato il valore del fare. A Palma de Maiorca non c’è stato “solo” il traguardo finale dei 500 km, ma tanti “piccoli record” intermedi che hanno reso possibile l’impresa. Ho invitato i partecipanti a riflettere su quali possano essere i loro piccoli record personali; quei passi concreti che sommati assieme, permettono di raggiungere l’obiettivo finale. È la stessa logica che guida un percorso di crescita personale, sia nello sport che in azienda: fissare obiettivi intermedi e trasformarli in risultati concreti. Secondo tema, il lavoro di squadra. Dietro ogni mia avventura, ogni progetto di coaching sportivo o team building sportivo, c’è sempre un team che mi supporta. Ho raccontato l’episodio di Pietro, che ebbe l’idea di portare un bagno chimico al velodromo: un dettaglio apparentemente piccolo, ma che ha fatto la differenza nelle ore più difficili della prova, permettendomi così di superare la soglia dei 600 km. Un altro parallelismo potente sport/aziende, riguarda il tempo limitato. Proprio come nelle ultime ore di una sfida di endurance, quando il corpo chiede di fermarsi ma la mente deve continuare, anche in azienda spesso ci si trova davanti agli ultimi mesi decisivi per raggiungere un obiettivo. “Non si tratta solo di resistere, ma di crescere quando la fatica aumenta.” Ho chiuso il mio intervento con tre messaggi fondamentali: I piccoli record portano al grande risultato. Nessuno vince da solo: i dettagli del team fanno la differenza. Negli ultimi metri si decide tutto: è lì che si costruisce il valore. Questi concetti non riguardano solo lo sport, ma anche la vita e il lavoro quotidiano. Sono gli stessi che porto come Formatore esperienziale per aziende, nei progetti educativi per le scuole, e come Speaker per eventi motivazionali in tutta Italia. Il percorso che condivido ha sempre un filo rosso: resilienza, allenamento mentale, superare i limiti e trasformare le difficoltà in storie di successo. Perché in fondo, il mio lavoro, e la mia missione, è una sola: supportare le persone e organizzazioni a scoprire che oltre l’impossibile c’è sempre una nuova possibilità.
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Lunedì 26 maggio ho avuto l’onore di essere ospite delle sezioni AVIS di Sala Baganza e Felino, in provincia di Parma, per una serata intensa e carica di emozioni. Un’occasione speciale che ha intrecciato sport, avventura e l’importanza della donazione del sangue, valori che porto nel cuore da oltre trent’anni. Ad accogliermi, un ricco apericena con salumi tipici di altissima qualità: un benvenuto che racconta tutto l’orgoglio e l’identità di questo territorio, e che ha creato l’atmosfera perfetta per il mio intervento. Il pubblico – numeroso e partecipe – ha seguito con grande interesse ogni fase del racconto: dagli inizi della mia storia sportiva, passando per l’incidente che a 17 anni ha cambiato la mia vita, fino ai traguardi raggiunti e agli obiettivi che mi attendono, come il record mondiale sulle 24 ore in pista. Raccontare quell’incidente non è mai semplice, ma è fondamentale. Non per soffermarsi sul dolore, bensì per dare valore a ciò che è nato dopo: lo studio, il lavoro, la canoa, la bici, le imprese sportive in tutto il mondo, le sfide vinte e – soprattutto – l’amore per la vita. Tra le curiosità del pubblico, grande interesse ha suscitato la bici da record esposta in sala. Una bici speciale, perché racchiude sogni, sacrifici, chilometri e tanta passione. Un simbolo che ha emozionato molti, soprattutto i più appassionati di ciclismo. Essere nuovamente ospite di una sezione AVIS è stato un privilegio. Ringrazio di cuore Marina e Gino per l’invito e per aver voluto condividere con me e con il pubblico questo momento così autentico. Non dimenticherò mai che, nell’agosto del 1990, poche ore dopo l’incidente, furono necessarie ben 19 sacche di sangue in meno di tre ore. Dire che “devo la vita all’AVIS” è, per me, una verità assoluta. Ecco perché continuo, con entusiasmo e gratitudine, a diffondere il messaggio della donazione, cercando di unire il racconto della mia storia a quello di un impegno più grande: quello verso la comunità. Se anche tu, come AVIS di Sala Baganza e Felino, credi nel potere delle storie vere per ispirare, motivare e diffondere valori, scrivimi: sarò felice di raggiungere il tuo territorio per un incontro, una serata, un momento di condivisione. Perché il cambiamento nasce sempre da un gesto. Anche piccolo. Ma fatto col cuore.
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Questa mattina ho avuto il piacere e l’onore di essere ospite, in veste di formatore e testimonial, alla riunione del gruppo di Parma di Allianz Assicurazioni. Un incontro dal tono diretto e autentico, nel quale non mi è stato chiesto di raccontare la mia storia, ma di portare un contributo utile e pratico: come trovare ogni giorno nuovi stimoli per dare il massimo nel proprio lavoro, anche quando le energie calano, gli obiettivi sembrano lontani e le difficoltà si moltiplicano. Il punto di partenza: la mia storia Da atleta paralimpico, tutto parte da un evento che ha segnato la mia giovinezza: la perdita della gamba sinistra a 17 anni. Un momento che avrebbe potuto segnare uno stop, ma che è diventato l’inizio di una maratona fatta di resilienza, coraggio e determinazione. Negli anni ho scalato montagne, attraversato continenti, percorso migliaia di chilometri in bici o a piedi, fondato un progetto innovativo (#Katana) e affrontato sfide fisiche e mentali che mi hanno formato profondamente. Tre i momenti salienti dell’intero incontro: Dall’obiettivo alla sfida Nel mondo del lavoro, come nello sport di endurance, non basta stabilire un obiettivo: serve trasformarlo in una sfida personale, qualcosa che ti chiami davvero in causa. Quando lo fai, la motivazione cambia forma: non è più legata solo al risultato, ma alla strada che scegli di percorrere ogni giorno. È lì che nasce la voglia di migliorarsi, anche quando nessuno guarda. La mentalità di endurance Durante l’incontro, ho portato esempi concreti di come si costruisce una mentalità da endurance: la capacità di resistere, di adattarsi, di continuare a muoversi anche quando la fatica si fa sentire. È un approccio che non riguarda solo gli atleti, ma chiunque lavori in ambienti esigenti, competitivi, in costante cambiamento. Allenare questa mentalità significa sviluppare pazienza, lucidità, gestione dello stress, ma anche decisione e velocità nel reagire. Alzare l’asticella senza aspettare il bisogno Uno dei punti centrali su cui ho lavorato è questo: alzare l’asticella prima che diventi necessario. Non aspettare che la crisi arrivi per correre ai ripari, ma costruire oggi le competenze, la forza e l’equilibrio che serviranno domani. È così che si cresce davvero! È così che si vince dentro e fuori! Il lavoro di oggi è stato intenso e profondo, lasciandomi come spesso mi accade, qualcosa anche a livello personale. Quando si crea quello spazio dove esperienze reali incontrano professionisti motivati, si genera un’energia capace di lasciare il segno.
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Ieri sera, a San Matteo delle Chiaviche, abbiamo vissuto una serata davvero speciale, in occasione della presentazione della 12ª tappa del Giro d’Italia, che il prossimo 22 maggio porterà i corridori da Modena a Viadana. Una cornice suggestiva, illuminata di rosa e resa ancora più unica dai giganteschi motori a scoppi: un’atmosfera “fuori dagli schemi”, capace di sorprendere e affascinare ogni presente. Sul palco si sono alternati grandi nomi del ciclismo, leggende che hanno scritto pagine indimenticabili di questo sport:Francesco Moser, Alessandro Ballan, Marco Villa (attuale CT della Nazionale), Bruno Reverberi e Roberto Visentin. Dopo i saluti istituzionali, Alfonso Bonin ha raccontato con passione e precisione i dettagli della tappa nel cuore di Viadana. Poi, l’intervista curata da Luca Gregorio (volto noto di Eurosport) ai cinque campioni ha regalato aneddoti, risate e applausi, in un’atmosfera familiare e autentica. A seguire, le luci si sono abbassate e sul maxischermo è stato proiettato un collage di quattro minuti di immagini tratte dalle mie avventure, seguito da una mia intervista sul palco, ancora con Luca Gregorio, per raccontare lo spirito che accompagna ogni mia sfida. Al mio fianco, come sempre, la bici del Record del Mondo, simbolo di determinazione e resilienza, insieme agli amici Aimone e Denise di AVR Rodigo, compagni preziosi in tante tappe del mio cammino. Una serata di emozioni, incontri e nuove connessioni.Ora non resta che attendere il 22 maggio, per vivere fino in fondo questa tappa del Giro e accoglierla dal vivo a Viadana (MN). Ci vediamo lì, pronti a pedalare con il cuore. Photo Credit: Ilenia Luzzara
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Auspico che le nostre due testimonianze, la mia e quella di luca, possano servire a stimolare giovani e persone di ogni età a portare frutti di bontà e fratellanza, nelle scuole ma non solo, attraverso questi due meravigliosi strumenti, lo Sport e la Musica. Ieri ho avuto l’onore di partecipare come relatore alla conferenza stampa di Luca Frigeri, cantautore modenese che ha presentato al mondo il suo album “Connessione spirituale”, un progetto che intreccia musica pop e valori profondi, in un dialogo aperto e autentico con la vita di tutti i giorni. Un progetto unico nel suo genere che sfida quell’IMPOSSIBILE che anche io amo molto affrontare nelle mie sfide sportive. L’evento si è svolto in un luogo carico di significato: la Basilica di Santa Maria in Montesanto, nota come la Chiesa degli Artisti, a Roma. Un contesto perfetto per un album che, come sottolineato da Monsignor Antonio Staglianò, non parla direttamente di Dio ma dell’essere umano e della sua ricerca di senso. Uno degli aspetti più affascinanti di questo progetto è il modo in cui Luca riesce a trasmettere messaggi profondi attraverso un linguaggio musicale accessibile a tutti, come dice lui “compreso anche dai più piccoli”. Non serve citare direttamente la fede per raccontarla: nelle sue canzoni si parla di emozioni, relazioni, quotidianità, proprio come faceva Gesù nelle sue parabole, utilizzando immagini semplici e universali. Lo stesso Monsignor Castellucci ha evidenziato il legame tra il messaggio di Luca e la spiritualità francescana, quel senso di connessione con il creato e con gli altri, che San Francesco esprimeva chiamando fratelli e sorelle persino gli elementi naturali. Luca ha esordito nel suo intervento citando una frase di Lucio Dalla: “Prima si vive e poi si scrive”. La sua musica nasce dall’esperienza, dall’attenzione ai più fragili, dal desiderio di lasciare nel mondo un sorriso in più, un segno di speranza. Quasi al termine dell’incontro, la sua voce e la sua chitarra hanno preso vita con l’ascolto del brano “Solo un uomo”, che parla della semplicità di chi accoglie la vita come un dono. È stato un momento intenso, vissuto da tutti in rigoroso silenzio ed emozione. Un’occasione per riflettere su come la musica possa davvero diventare uno strumento di connessione tra le persone e con qualcosa di più grande. Un incontro che mi ha lasciato molto e che conferma ancora una volta come le passioni, vissute con autenticità, possano diventare un ponte verso l’infinito. . GRAZIE di aver letto l’articolo. SCRIVIMI se vuoi un commento e metti il LIKE, per me è davvero molto importante. Good Luck!
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È stato un grande onore essere ospite del Lions Club International, Distretto 108TB – Italy, in occasione del loro convegno invernale, nella prestigiosa sede di Dallara Automobili a Varano Melegari (PR). Davanti a una platea di oltre 200 persone, ho avuto l’opportunità di raccontare i risultati che, insieme alla mia squadra, stiamo ottenendo e quanto la motivazione sia un elemento chiave per raggiungere qualsiasi obiettivo. Il mio intervento, intitolato “Da Difficoltà a Opportunità”, ha ripercorso il mio lungo e intenso viaggio personale, attraverso slide, foto significative e il trailer del mio viaggio in Islanda del 2022, simbolo di tutti i traguardi conquistati fino ad oggi. Messaggi, valori, risorse: ogni incontro è un’occasione per trasmettere questi elementi fondamentali, sia nelle aziende che nelle scuole o nei gruppi con cui lavoro. L’importante è non tirarsi mai indietro, mettersi in gioco e non restare fermi. Solo così possiamo crescere e trasformare ogni sfida in un’opportunità. Esco da questo evento con nuovi stimoli e idee per il futuro. Restate con me: presto vi svelerò nuove esperienze che stanno prendendo forma!
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Nella splendida cornice di Almar Jesolo Resort & Spa, ho partecipato come speaker all’evento “Leadership Team Meeting” di HNH Hospitality, appuntamento annuale in cui l’azienda incontra le prime linee dell’headquarter e degli hotel, per un confronto sui risultati raggiunti e futuri. Il mio #speech ha toccato varie tematiche: – le #sfide, come affrontarle – il #cambiamento, come accettarlo e trasformarlo – i #risultati, a volte inaspettati Ispirante l’intervento della manager Giovanna Manzi che ha raccontato la storia di Ernest Shackleton, esploratore britannico reso famoso dalla sua “Spedizione Endurance”, per come sia riuscito nell’impresa di sopravvivere per mesi nei ghiacci dell’Antartide, ma soprattutto nell’essere riuscito a recuperare tutti i suoi uomini rimasti bloccati, trasformando così un grande #fallimento in un #successo. Formativo ed illuminante lo speech di Luca Boccato, Ceo del gruppo, di come sul palco e non, sia possibile trasmettere #fiducia, #coraggio ed #empatia. Ringrazio infine di cuore tutte le persone che fin dal primo istante mi hanno messo in condizione di riuscire a dare il meglio.
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Terminata questa settimana, fitta di impegni, con tante prospettive e progetti che guardano al futuro, con un evento in cui sono stato ospite di Coldiretti, in piazza Stradivari a Cremona. Innanzitutto ringrazio Paola Bono, presidente di Coldiretti Cremona, per avermi invitato e per aver creato un’iniziativa “nuova”, che ha coinvolto tanti giovani agricoltori del territorio. Ho avuto l’opportunità di dialogare ed essere intervistato dal giornalista di Rtl 102.5 Enrico Galletti, conosciuto alcuni anni fa alle scuole superiori in cui era alunno. Assieme abbiamo ripercorso la mia storia, come ho affrontato l’incidente, di difficolta’ ma anche di opportunità, parlando di leve motivazionali per poterle superare. Ci siamo soffermati a lungo sulle opportunità che offre il nostro territorio, dove ogni giorno mi alleno, che grazie all’impegno dei nostri agricoltori, riesce a produrre prodotti che sono delle vere eccellenze, frutto di un grande lavoro giornaliero. Un appuntamento che francamente porto nel cuore per un insieme di cose. Il ripensare al pomeriggio di ieri, l’energia, i sorrisi, i colori, forse propria questa energia della terra che spesso ne dimentichiamo la potenza, ma che lei c’è, ed attende di essere riscoperta.
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E’ già partita, a distanza di alcuni giorni dal mio rientro dal viaggio in Scandinavia, la stagione di incontri con i giovani. Oggi pomeriggio presso la sala civica, ho avuto l’opportunità di raccontarmi a circa 100 ragazzi/e del centro estivo. Attenti e con mille domande pronte, il mio intervento di circa 90’ mi ha visto saltare da un tema all’altro per soddisfare le loro curiosità. Si è passato dall’incidente alle avventure estreme, dalle Paralimpiadi al triathlon. Molta curiosità come sempre l’accettazione della amputazione, la reazione dei miei genitori ed amici/che, come riesco ad andare in bici e tantissimo altro. Ho mostrato loro alcune fotografie significative e due filmato, quello relativo all’avventura in india sulla strada carrozzabile più alta del mondo e la mia islanda su si un pedale dello scorso anno. Con me al mio fianco, la mia affidabile bici con la quale ho percorso i 2.000 chilometri in Scandinavia tra Finlandia, Svezia e Norvegia. Al termine per la foto finale mi son seduto in mezzo a loro, generando a tu per tu ancora più curiosità. Non potevo aprire meglio la mia stagione e ringrazio Alessio e tutti i tutor di questa bellissima opportunità.
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