Chi sono
Mi chiamo Andrea Devicenzi, sono Coach e Atleta, appassionato di Sport ed avventure al limite. Sono sposato con Jessica ed ho due meravigliose bambine, Giulia e Noemi.
All’età di 17 anni un grave incidente motociclistico mi ha causato l’amputazione della gamba sinistra. Un evento tragico che ha cambiato la mia vita per sempre.

"Se n’è andata una gamba
ma non la voglia di vivere
ogni giorno della mia Vita
al massimo delle mie possibilità."
Blog
Appena arrivata una notizia che mi emoziona più di ogni altra: i miei 10 record del mondo sono stati ufficialmente riconosciuti dal Guinness World Records. Quando stabilii quei record il 7 e 8 giugno al velodromo di Palma de Maiorca, non fu solo un sogno sportivo, ma una sfida personale, costruita in quasi 15 anni di attività, in sella alla mia bici, sudando e soffrendo, in compagnia del mio unico motore, la gamba destra. Oggi quel sogno, ha 10 sigilli. Ecco i 10 record conquistati: 100 miglia 200 miglia 300 miglia 100 km 200 km 300 km 500 km 6 ore 12 ore 24 ore Dietro quei numeri ci sono notti insonni, strategie, alimentazione, sacrifici, ma soprattutto una squadra che ha creduto in questo progetto fin dal primo giorno. Un ringraziamento speciale va a chi ha scelto di stare al mio fianco: Borello Supermercati, Progetti del Cuore, Quixa, Pomì, Fondazione Dona di Slancio, Coppini Arte Olearia, Geass, Equistasi, Katana, Outwet, Zinzino, Edel Costruzioni, Lombardo, FIZIK, Anmic Cremona, CSR, Visioli Immobiliare, Avis Casalmaggiore Questa vittoria non è soltanto mia: è di chi ha fatto parte del progetto fin dall’inizio, credendo che l’impossibile potesse essere toccato. Un’altra volta! Da oggi quel riconoscimento apre nuove porte. Sì, continuerò a pedalare, a sognare e a spingermi oltre. Grazie a tutti voi per esserci, che con le vostre parole, il vostro sostegno e la vostra fiducia, siete parte fondamentale di questa storia.
Leggi tuttoDomenica 12 ottobre 2025 – ore 7:00, Marone (BS), area Villa Vismara. Una data che ricorderò a lungo: la mia prima ciclostorica. Abituato a pedalare su bici di ultima generazione, leggere, precise, aerodinamiche, dove ogni dettaglio è studiato per la performance e l’efficienza, trovarmi in sella a una bicicletta del 1920 è stato come aprire una finestra nel tempo. Solo nel vederla in foto qualche giorno prima, mi aveva emozionato ed incuriosito. Nessuna leva integrata, nessuna fibra di carbonio, nessuna tecnologia: solo acciaio, cuoio, e la sensazione viva e autentica di ciò che il ciclismo era nella sua forma più pura. Appena ho iniziato a pedalare, ho sentito la catena cantare, le ruote vibrare e il ritmo diverso, quasi primordiale, del movimento. Leggermente piccola per me come telaio, ma non importava. Ogni metro conquistato non era un gesto atletico, ma un dialogo con la storia: con gli uomini che hanno aperto la strada, quando il ciclismo era fatica, polvere e passione, condivisa con tutte le duecento persone che erano con me in strada. Partecipare a una ciclostorica significa questo — non contano i chilometri o la velocità, ma la connessione. Connessione con chi ha vissuto lo sport come avventura, con chi ha creduto che la bicicletta potesse essere libertà, scoperta, poesia. Pedalando alle sponde del lago, mi sono ritrovato a pensare a quanto il ciclismo, in fondo, rappresenti la vita stessa: evoluzione e radici. Oggi pedalo con le mia Lombardo Bike o in velodromo con materiali da record, ma tutto nasce da qui — da quel ferro battuto, da quei freni rudimentali, da quella sella che ti ricorda ogni chilometro, forse un po’ scomoda, ma che ha soffiato oramai le 100 candeline. La ciclostorica di Marone mi ha regalato una sensazione rara: quella di sentirmi parte di una tradizione che non si è mai interrotta, di un filo che unisce il passato e il presente. E mentre guardavo altri appassionati partire accanto a me, vestiti con maglie d’epoca, ho capito che questa non è solo una rievocazione, ma una celebrazione. E’ stata la prima volta per me, sicuramente, non l’ultima.
Leggi tuttoCi sono serate che restano impresse non per la quantità di applausi e del pubblico presente, ma per la profondità dei silenzi, degli sguardi e dei sorrisi. Quella di Monterotondo è stata propria una di queste. La prima vera concerto-conferenza dopo il viaggio da Modena a Roma dello scorso giugno, e forse proprio per questo, carica di emozione, autenticità e una nuova consapevolezza. Sul palco, io, Luca Frigeri ed il figlio Francesco, abbiamo intrecciato due linguaggi diversi ma complementari: la forza dello sport e la profondità della musica. Le sue canzoni e le mie parole hanno dialogato come due onde nel mare che si incontrano, creando un’energia nuova. Con “Amore per Te” abbiamo aperto il cuore alla gratitudine, ricordando che ogni traguardo nasce da una relazione profonda, con chi cammina al nostro fianco. “Sono un uomo” ha toccato il tema della fragilità e della rinascita, un messaggio che porto con me da quando, dopo l’incidente, ho imparato che i limiti possono diventare nuove opportunità. Con “Anche senza scarpe” abbiamo raccontato il valore del cammino autentico, quello che si fa con le proprie forze, anche quando la strada è imperfetta. “Coloriamo il mondo” ha acceso il tema della responsabilità: ognuno di noi può lasciare un segno di luce, un gesto, una presenza. Infine, con “Maria”, la serata si è trasformata in preghiera. Preghiera che ognuno di noi vive nella propria modalità. Il pubblico ci ha restituito un calore indescrivibile, e una donna, commossa, ci ha confidato che il giorno dopo avrebbe iniziato il suo primo cammino. Le ho augurato di “godersi la sua solitudine”, perché è lì che spesso si trovano le risposte più vere. Questa prima tappa ci ha confermato che la Connessione Spirituale non è solo un progetto: è una missione. E come ogni sogno autentico, non conosce confini. Se anche tu desideri portare Connessione Spirituale nella tua città, nella tua scuola, nella tua parrocchia o nel tuo territorio, contattami: insieme possiamo continuare a diffondere musica, testimonianza e speranza, trasformando ogni incontro in un’occasione di connessione autentica.
Leggi tuttoIeri, davanti a cento persone del FAI CISL, abbiamo lavorato sul nucleo che rende efficace la professione del sindacalista: la gestione delle emozioni e delle relazioni in contesti complessi. Le parole chiave emerse, PAURA, FATICA e CORAGGIO, vanno lette sempre in relazione all’ASPETTATIVA (personale e degli altri): è lì che si gioca gran parte del nostro ruolo quotidiano. La metodologia esperienziale usata (cammino silenzioso, riflessione a coppie, condivisione a gruppi) non è un gioco: è un laboratorio di competenze professionali. Camminare in silenzio insegna ascolto e consapevolezza; confrontarsi sui biglietti che riportano le parole chiave trasforma l’esperienza personale in risorsa collettiva; la scrittura a catena (cadavres) evidenzia come il pensiero individuale dialoga con quello del gruppo, svelando tensioni non espresse e nuove soluzioni. Per il sindacalista queste pratiche si traducono in capacità operative concrete: Gestire la paura: non annullarla, ma riconoscerla come segnale. La paura attiva processi di valutazione (rischio/beneficio). Come sindacalista, traduci la paura in domanda strategica: “Qual è il rischio concreto? Che risorse servono?”. Leggere la fatica: capire quando la FATICA è fisica e quando è cognitiva o morale. Intervenire con micro-pause, delega, pianificazione di obiettivi intermedi (i “piccoli record”) per mantenere la prestazione. Coltivare il coraggio: il coraggio si allena. Si costruisce con pratiche quotidiane di decisione scalare: obiettivo → pianificazione → azione. Il coraggio non è azzardo, è previsione e responsabilità. Gestire l’aspettativa: allineare aspettative proprie e altrui evita delusione e conflitto. Tecniche: esplicitare outcome possibili, usare “contratti di risultato” e ricalibrare timeline. Ascolto e consapevolezza: l’ascolto attivo è la prima arma del sindacalista. Domande aperte, parafrasi, pause: semplici strumenti che riducono escalation di conflitto e favoriscono coesione. Conflitto e prestazione: il conflitto non è sempre negativo: può essere fonte di innovazione se incanalato. Allenare il gruppo a trasformare il conflitto in confronto strutturato migliora la prestazione complessiva. Obiettivo, pianificazione, lavoro di squadra: ogni iniziativa efficace nasce da chiarezza di scopo, milestones condivise e responsabilità distribuite. Il team building sportivo insegna che il risultato si costruisce con micro-vittorie quotidiane. Esercizio pratico (da replicare in azienda o in sede sindacale): una camminata di 20–30 minuti in silenzio con la parola scelta (paura/fatica/aspettativa): al rientro raccolta anonima dei pensieri, condivisione a gruppi e creazione di 3 azioni concrete da mettere in pratica la settimana successiva. Per TE: Se vuoi trasformare queste pratiche in un percorso operativo per la tua struttura sindacale o aziendale (mezza giornata outdoor, workshop esperienziale o micro-moduli per formazione interna), contattami: posso progettare un intervento su misura che unisca allenamento mentale, team building e strumenti pratici per gestire PAURA, FATICA, CORAGGIO e ASPETTATIVA nel lavoro quotidiano. Scrivimi per definire insieme obiettivi, durata e calendario.
Leggi tuttoLunedì 1 settembre, nella suggestiva cornice della Sala dei Contrari alla Rocca di Vignola, ho avuto l’onore di partecipare a una serata speciale in occasione della 20ª Giornata per la Custodia del Creato, accanto a Mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, e al cantautore e amico Luca Frigeri. Una serata dedicata alla riflessione, alla fraternità e alla bellezza di ciò che rende la vita degna di essere vissuta ogni singolo giorno. Ogni canzone eseguita da Luca è stata il filo conduttore che mi ha permesso di condividere con il pubblico tre momenti fondamentali del mio cammino. Amore per te Avevo 17 anni quando un incidente cambiò per sempre la mia vita, portandomi via la gamba sinistra e con essa, ogni sogno e speranza di futuro. Un lungo periodo di buio totale, in cui scoprii una verità che non avevo mai conosciuto: la vita rimane un dono immenso anche quando è ferita. Amore per te richiama proprio questo: l’amore per noi stessi e quello delle persone che ci circondano rimane la forza che ci permette di rialzarci, di trasformare il dolore in possibilità e da cui nasce il coraggio di ricominciare. Solo un uomo Quante volte, da adolescente, mi sono sentito “solo un uomo”, fragile e inadeguato, mentre zoppicavo con la mia protesi tra i coetanei, deridendomi. Ma fu proprio ammettendo i miei limiti che iniziai a scoprire la mia forza interiore. Ogni nuova sfida – dal camminare senza protesi fino ai miei viaggi in solitaria e ai record sportivi – è stata l’occasione per incontrare quella luce che Dio accende dentro a ciascuno di noi. Solo un uomo ci ricorda che l’umanità non è un ostacolo, ma il luogo dove si rivela la presenza divina, e dove nasce la speranza. Coloriamo il mondo La mia vita, i viaggi, i pellegrinaggi e gli incontri con migliaia di persone mi hanno insegnato che ognuno di noi porta un colore unico. Quando questi colori si uniscono, il mondo diventa più luminoso, più umano, più fraterno. Coloriamo il mondo è un invito a non dimenticare mai la nostra capacità di portare luce. Un sorriso, una parola di incoraggiamento, un gesto di fede: sono piccoli colori che, insieme, costruiscono un disegno più grande. Una serata non solo musica o testimonianza, ma un’esperienza di connessione: la certezza che dall’amore, dalla fragilità e dalla condivisione dei nostri “colori” può nascere un mondo più fraterno e accogliente. La chiusura del mio intervento è stato l’augurio che da quella cattedrale di Vignola, si riesca tutti assieme a ripartire insieme per colorare il mondo con amore e con fede.
Leggi tuttoIeri ho avuto il piacere di essere ospite a Reggio Emilia degli agenti di Progetti del Cuore, società che mi sostiene dal 2022 e con cui, negli anni, ho condiviso progetti importanti legati a sport, inclusione e crescita personale. Un appuntamento che si ripete ogni anno, diventato ormai una tradizione: un momento di condivisione dove tirare le somme dei successi raggiunti, ma anche di allenamento mentale per affrontare le sfide che ci attendono. Il mio ruolo come Speaker motivazionale e Performance Coach è stato quello di portare strumenti pratici, riflessioni e nuove strategie maturate nelle mie esperienze dell’ultimo anno – dallo sport di endurance fino ai progetti educativi nelle scuole – per offrire spunti concreti applicabili anche al mondo del lavoro. Ho aperto l’incontro ricordando l’incidente che a 17 anni mi ha cambiato per sempre la vita. Ho raccontato il percorso che mi ha portato a viaggiare in bici in solitaria in tutto il mondo, a realizzare avventure estreme fino alla preparazione e realizzazione dei 10 Record del Mondo sulle 24 ore in bici al velodromo di Palma de Maiorca. “Non importa da dove parti, ma cosa decidi di fare con ciò che hai.” Il primo tema che ho affrontato è stato il valore del fare. A Palma de Maiorca non c’è stato “solo” il traguardo finale dei 500 km, ma tanti “piccoli record” intermedi che hanno reso possibile l’impresa. Ho invitato i partecipanti a riflettere su quali possano essere i loro piccoli record personali; quei passi concreti che sommati assieme, permettono di raggiungere l’obiettivo finale. È la stessa logica che guida un percorso di crescita personale, sia nello sport che in azienda: fissare obiettivi intermedi e trasformarli in risultati concreti. Secondo tema, il lavoro di squadra. Dietro ogni mia avventura, ogni progetto di coaching sportivo o team building sportivo, c’è sempre un team che mi supporta. Ho raccontato l’episodio di Pietro, che ebbe l’idea di portare un bagno chimico al velodromo: un dettaglio apparentemente piccolo, ma che ha fatto la differenza nelle ore più difficili della prova, permettendomi così di superare la soglia dei 600 km. Un altro parallelismo potente sport/aziende, riguarda il tempo limitato. Proprio come nelle ultime ore di una sfida di endurance, quando il corpo chiede di fermarsi ma la mente deve continuare, anche in azienda spesso ci si trova davanti agli ultimi mesi decisivi per raggiungere un obiettivo. “Non si tratta solo di resistere, ma di crescere quando la fatica aumenta.” Ho chiuso il mio intervento con tre messaggi fondamentali: I piccoli record portano al grande risultato. Nessuno vince da solo: i dettagli del team fanno la differenza. Negli ultimi metri si decide tutto: è lì che si costruisce il valore. Questi concetti non riguardano solo lo sport, ma anche la vita e il lavoro quotidiano. Sono gli stessi che porto come Formatore esperienziale per aziende, nei progetti educativi per le scuole, e come Speaker per eventi motivazionali in tutta Italia. Il percorso che condivido ha sempre un filo rosso: resilienza, allenamento mentale, superare i limiti e trasformare le difficoltà in storie di successo. Perché in fondo, il mio lavoro, e la mia missione, è una sola: supportare le persone e organizzazioni a scoprire che oltre l’impossibile c’è sempre una nuova possibilità.
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Eventi
In occasione della festa annuale del Luna Residence, racconterò le mie avventure, fino ad arrivare all’ultima in Islanda
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Eventi trascorsi
Iniziano da Sabbioneta le presentazioni aperte al pubblico, relative al mio ultimo viaggio in Scandinavia, Finlandia, Svezia e Norvegia, denominato #crossinthenorth. Faremo assieme un viaggio, grazie a racconti, aneddoti, filmati e foto. Vi aspetto! Vi aspettiamo!
Leggi tuttoCastelverde – 9 dicembre 2022 Altro appuntamento in cui poter venire ad ascoltare e vedere l’Impresa in Islanda. Questa l’organizzazione della serata: Dalle ore 19 MOSTRA FOTOGRAFICA Alle ore 21 – Proiezione del Film “La mia Islanda su di un pedale” Alle ore 21:45 – Presentazione del libro “La mia Islanda su di un pedale” VI ASPETTO
Leggi tuttoNoceto (PR) – 25 novembre 2022 Presentazione del libro “La mia Islanda su di un pedale”. Dalle ore 18 alle 23 – Mostra Fotografica Alle ore 21 – Proiezione del Film “La mia Islanda su di un pedale” Alle ore 21.45 – Presentazione del libro “La mia Islanda su di un pedale” Seguiranno aggiornamenti
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